L’alopecia fibrosante frontale, descritta per la prima volta nel 1994, è un’alopecia cicatriziale che interessa selettivamente la regione dell’attaccatura frontotemporale dei capelli, ed è considerata una variante di lichen planopilare. Interessa soprattutto le donne dopo la menopausa, ed ha un andamento lentamente progressivo.
Questa malattia provoca una recessione dell’attaccatura dei capelli e la perdita delle sopracciglia e dei peli degli arti.
I primi ad essere colpiti sono i peli sottili, presenti all’attaccatura della fronte.
L’alopecia è definitiva, in quanto cicatriziale, e lentamente progressiva.
Negli ultimi anni questa malattia si è rapidamente diffusa in tutto il mondo, ad eccezione dei paesi asiatici. Si sospetta una causa ambientale tossica , non ancora identificata. A volte sono interessati più membri dello stesso nucleo familiare. E’ documentato che la suscettibilità ai danni da sostanze tossiche dipende da fattori genetici. Studi recenti pongono l’attenzione su diossina ed i suoi derivati che sono inquinanti ambientali che vengono ingeriti con gli alimenti grassi di origine animale. Queste tossine persistono nell’ambiente e sono eliminate molto lentamente dal corpo umano. E’ stato ipotizzato che sostanze diossino-simili possono scatenare la malattia attraverso il recettore per gli idrocarburi arilici.
E’ importante una terapia generale e locale per evitare la progressione della recessione frontale: la scelta della terapia, che va prolungata nel tempo, è basata sulla fase di attività della malattia, che è rappresentata dai segni infiammatori e dalla sua progressione. Si possono usare corticosteroidi (locali, intralesionali o per via generale) o il tacrolimo topico, più efficace per la terapia di mantenimento. Sono molti utili anche gli antiandrogeni per via generale, soprattutto la finasteride, e il minoxidil topico.