L’alopecia areata è una malattia molto frequente, della quale ancora non si conosce la causa, che colpisce circa 1 persona su 100 nel corso della vita.
Esiste una predisposizione genetica, cioè ereditaria ad ammalarsi di alopecia areata.
Nell’alopecia areata i capelli cadono, perché i follicoli piliferi sono bersaglio di una risposta immunitaria sbagliata; si parla di malattia autoimmune. In pratica l’attività del follicolo pilifero viene bloccata dai linfociti che impediscono la produzione del pelo. Il follicolo però non viene mai distrutto, rimane come ibernato e in qualsiasi momento può riprendere a funzionare in maniera normale anche senza alcun trattamento.
L’alopecia areata spesso compare per la prima volta nell’infanzia ed esordisce tipicamente in maniera acuta, con la comparsa di chiazze rotondeggianti prive di peli. La cute a livello delle chiazze è assolutamente normale, senza arrossamento o desquamazione.
Le chiazze compaiono più spesso sul cuoio capelluto o sulla barba ma anche se raramente può interessare qualsiasi parte del corpo. Nei casi gravi la malattia si diffonde a colpire tutti i capelli (alopecia totale) o tutti i peli del corpo (alopecia universale). L’alopecia areata può a volte associarsi a malattie della tiroide. Circa un quarto dei pazienti ha alterazioni delle unghie.
Per una corretta diagnosi è sempre consigliato consultare un dermatologo che, a seconda dei casi, potrà prescrivere accertamenti e consigliare una terapia mirata.
Terapia
La storia naturale dell’alopecia areata è imprevedibile. Circa il 40% dei pazienti con alopecia areata recupererà i capelli entro 1 anno dalla comparsa, e il 20% progredirà alla perdita totale dei capelli, di cui pieno recupero è insolito (10%). Sono frequenti le ricrescite spontanee, ma anche le recidive. I trattamenti disponibili stimolano la ricrescita dei capelli, ma hanno una scarsa influenza sull’evoluzione finale della malattia. L’alopecia areata va spesso incontro a regressione spontanea per cui è talvolta difficile stabilire se i capelli sono ricresciuti a causa del trattamento effettuato o se la ricrescita è stata spontanea, soprattutto nelle forme lievi della malattia.
La scelta del trattamento varia a seconda dell’età del paziente, dall’estensione della malattia e alla sua fase di attività. La tricoscopia è molto utile per valutare se la patologia si trova in fase di progressione o In fase cronica stabile.
Poche chiazze di alopecia areata possono essere trattate con antralina (ditranolo) topica nel bambino, o con infiltrazioni intralesionali di corticosteroidi nell’adulto. L’antralina si usa a concentrazioni dell’1-2% in crema base nella modalità della “short contact therapy”, cioè la crema è lasciata sul capo fino a quando il paziente avverte bruciore o dopo 2 ore. Deve quindi essere lavata via con lo shampoo.
Gli steroidi intralesionali sono consigliabili nell’alopecia areata in poche chiazze e anche e nell’alopecia areata delle sopracciglia. Le iniezioni vanno ripetute ogni 1-2 mesi. La terapia va sospesa se non c’è risposta in 6 mesi.
Nelle forme più diffuse in fase acuta si possono utilizzare corticosteroidi ad alta potenza in occlusione, associati o meno a un breve periodo di cura con corticosteroidi per via generale. Si utilizza solitamente il clobetasone propionato 0.05% in crema applicato sul capo alla dose di 2-2.5 g per applicazione (4-5 falangi distali del dito indice), sotto occlusione (ricoperto da pellicola di plastica trasparente), per 6-8 ore, dopo le quali il cuoio capelluto va accuratamente lavato con lo shampoo. Nelle forme di alopecia areata in chiazze (ACM <40%), o con capelli in ricrescita, può essere più facile l’applicazione di clobetasone propionato 0.05% veicolato in schiuma.
Nell’alopecia areata cronica la terapia con il miglior rapporto rischio/beneficio è l’immunoterapia topica con dibutilestere dell’acido squarico (SADBE) o difenciclopropenone (DFC), sostanze chimiche ad elevato potere allergizzante che, applicate settimanalmente, inducono una dermatite da contato del cuoio capelluto.
Qualsiasi trattamento dell’alopecia areata deve essere protratto per almeno 9-12 mesi prima di poterne valutare l’efficacia e non esiste alcun dato clinico o laboratoristico che permetta di predire se il paziente ne trarrà qualche beneficio.
Fattori prognostici negativi sono l’esordio in età pediatrica, le forme gravi (>40%), la familiarità per alopecia areata, l’associazione con atopia o altre malattie autoimmuni, la lunga durata dell’alopecia. Nei pazienti con alopecia areata grave (totale o universale) le prospettive di ricrescita sono di circa il 40-50%, ma le recidive sono frequenti.
Per questo motivo, dal momento che la perdita dei capelli ha un fortissimo impatto sulla qualità di vita, è sempre bene consigliare ai pazienti con alopecia areata grave una psicoterapia di appoggio, sia nei bambini che negli adulti affetti. È anche opportuno spiegare al paziente che l’uso della parrucca non ha alcun effetto negativo sulla malattia.